venerdì 11 agosto 2023

"Le luci nelle case degli altri"

Un Condominio, cinque piani, cinque famiglie e una bambina che cresce e diventa adulta, passando da un piano all’altro.

di Eliana Battiston

“Viviamo tutti all’oscuro di qualcosa che ci riguarda”.

Le luci nelle case degli altri” è un romanzo scritto da Chiara Gamberale, pubblicato nel 2010 da Arnoldo Mondadori Editore. Il titolo mi ha subito incuriosita. Sarà capitato anche a voi, come a me, di passeggiare la sera vicino a delle abitazioni con le luci accese e venire attratti dalle finestre illuminate. Magari intravedere in lontananza delle sagome all’interno e immaginare delle storie. 

Le luci nelle case degli altri” è un racconto che si articola all’interno di un condominio di cinque piani. In ogni piano abita una famiglia, ognuna con una sua particolare caratteristica, che sembra impregnare le mura di ogni singolo appartamento.

“Le luci nelle case degli altri” è un libro adatto per le vacanze, che lascia in sospeso fino alle ultime pagine. Sembra quasi la visione di un film nel quale non può mancare il colpo di scena finale, dove si svela finalmente il colpevole.

La trama

Iniziando a leggere il libro si viene subito catturati dalla trama, originale, ma anche assurda, che a pensarci bene, però, non dista molto dalla cultura del “tacere”, del mantenere qualcosa di segreto che comunque oggi continua ad essere in voga. E da un enorme segreto si costruisce proprio la vita della protagonista che sfocia in una tragedia. 

Maria, amministratrice condominiale del palazzo in via Grotta Perfetta, 315, e mamma single, solare e carismatica, muore improvvisamente in un incidente stradale. La figlia, una bambina di sei anni, rimane orfana. La bimba si chiama Mandorla, e già il nome preannuncia l’assurdità di quello che sarà il suo destino. 

Poco dopo il tragico evento, infatti, compare una lettera di Maria, scritta dopo aver partorito la figlia. Nel biglietto, la madre, oltre ad augurare il meglio alla piccola, rivela che il vero padre di Mandorla si nasconde proprio in uno dei cinque piani del condominio che lei amministrava… Chi è, dunque, il padre di Mandorla?

Le cinque famiglie residenti nel Condominio, venute a conoscenza della lettera, indicono una riunione condominiale straordinaria per capire come gestire la situazione. In questa occasione, nessuno degli uomini presenti reagisce e il padre della piccola, quindi, non viene scoperto. L’assemblea si conclude con una delibera che ha dell’assurdo. I condomini scelgono di evitare la certezza di un test del DNA, che ovviamente danneggerebbe una delle famiglie residenti, preferendo invece una situazione paradossale, ma di comodo

In pratica, l’intero condominio, essendo molto affezionato alla madre defunta, adotterà la piccola. Dal punto di vista burocratico, le pratiche di adozione spetteranno a Tina, che abita da sola al primo piano, ma in realtà la bimba verrà cresciuta da tutti i nuclei familiari del Condominio. Trascorrerà la sua infanzia e l’adolescenza da un appartamento all’altro, alla ricerca di un equilibrio ovviamente molto difficile da trovare.

Il codominio

Sono ormai due anni e mezzo che lavoro nel settore immobiliare, dopo aver concluso gli studi universitari, con uno stage presso l’Agenzia Immobiliare Gabetti di Portogruaro. Il mio ruolo è incentrato sulle pratiche relative ai condomini, in particolare quelli che in questo periodo hanno scelto di approfittare degli incentivi fiscali per la riqualificazione degli immobili. Si tratta di un’attività minuziosa che prende in esame tutti gli aspetti fiscali, burocratici e tecnici che riguardano ogni singolo condominio

Ovviamente un libro che ha come ambientazione principale un condominio mi ha subito incuriosita. Tra le pagine si alternano varie scene familiari vissute dalla piccola Mandorla tra i piani del condominio di via Grotta Perfetta 315. Uno stabile unico che funge da contenitore per cinque diverse famiglie

Al primo piano la bimba trascorre parte dell’infanzia, a casa di Tina Polidoro, la zitella del condominio, un po’ squilibrata. Una donna sola, talmente sola da essere spinta durante la notta ad immaginare incontri con amici inesistenti.

Al secondo piano si trova una coppia giovane, composta da Samuele, Caterina e il piccolo Lars. Mandorla, ormai ragazzina, trascorre parte della sua vita in questa famiglia in apparenza normale, messa in crisi, però, dalla relazione extraconiugale di lui.

Al terzo piano vive la coppia omosessuale di Michelangelo e Paolo, continuamente in lotta per far valere i propri diritti da gay, ma allo stesso tempo vittima del legame che Michelangelo aveva con la defunta Maria. 

Al quarto piano convivono Lorenzo e Lidia. Il loro rapporto si basa su continui litigi, che alle volte scoppiano in scene drammatiche, probabilmente necessarie solo a rafforzare il loro legame.

Infine, al quinto e ultimo piano, troviamo la tradizionalissima famiglia dell’Ingegner Barilla, con la moglie Carmela e i due figli Giulia e Matteo, il vero prototipo della famiglia classica, serena e stabile. 

La storia della protagonista si alterna tra una continua ricerca del padre, nascosto tra i piani del Condominio, e le vicende delle sue varie famiglie, che alle volte sembrano perfette e altre volte così estranee.

L’aspetto curioso

E’ davvero complesso riassumere in poche righe le mie impressioni sul libro. Spero di aver trasmesso, però, la giusta dose di curiosità che vi condurrà a leggerlo.

A pensarci bene “Le luci nelle case degli altri” è un racconto assurdo e davvero improbabile. Ma, allo stesso tempo, permette di entrare nell’intimità tipica del condominio. Per chi come me abita in appartamento, conosce le dinamiche del vivere, avendo vicino, sopra o sotto altri nuclei familiari. “Le luci nelle case degli altri” permette di scoprire ogni singolo piano e sbirciare all’interno di ogni abitazione.

C’è un aspetto in particolare che mi ha affascinato. Leggendo il libro si viene proiettati proprio all’interno di ogni ambiente del condominio. E con gli occhi della piccola protagonista si riesce a scoprire il carattere di ogni abitazione

Gli appartamenti in via Grotta Perfetta 315 occupano ciascuno un piano. Sono tutti uguali, hanno la stessa metratura e anche la medesima disposizione degli spazi interni. Ma, in realtà, la visione della protagonista ci fa notare quanto siano differenti uno dall’altro. Seppure un soggiorno è sempre lo stesso al primo, come all’ultimo piano, nel momento in cui ti trovi a viverlo diventano due ambienti completamente diversi, quasi a rivestire un ruolo diverso dell’abitare.

Come ciò può accadere? E’ possibile solo per il fatto che ogni casa viene vissuta da persone diverse, da nuclei familiari unici. Sono proprio le persone che conferiscono all’ambiente una propria personalità. Trovo molto interessante come le persone possano influenzare e caratterizzare gli ambienti, tanto da renderli esclusivi anche se simili ad altri per dimensioni e funzioni.

testo realizzato in collaborazione con Anna Bonvicini