“Nel cuore delle case” è un libro scritto da Donatella Caprioglio, pubblicato nel 2012 dalla casa editrice francese Librairie Arthème Fayard, e, nello stesso anno, edito anche in Italia.
“Nel cuore delle case” è un testo che prende in esame le abitazioni, andando ad osservare ogni singolo ambiente. Una sorta di visita guidata che accompagna il lettore all’interno di case diverse, descritte tutte in modo attento e delicato.
Leggere “Nel cuore delle case” non significa scoprire come sono le abitazioni al loro interno, ma piuttosto comprendere il significato più profondo dell’abitare. E’ un libro che porta a riflettere, fino ad acquisire una consapevolezza: la casa è il riflesso della nostra identità, rappresenta chi siamo e identifica molto di più di un riparo o un rifugio.
Mi rendo conto che sono particolarmente attratta dai libri che parlano di emozioni e sentimenti, che descrivono sensazioni e stati d’animo. “Nel cuore delle case” è uno di questi. Parla di case, che di per sé sono elementi inanimati e, in apparenza, senza cuore. In realtà, le case sono il riflesso delle persone che ci abitano e quindi rispecchiano proprio il loro essere interiore.
“Nel cuore delle case” si presenta come un susseguirsi veloce e incalzante di ambienti, di racconti dove si intrecciano emozioni e abitazioni. Ad un certo punto della lettura, si perde di vista il confine che delimita la descrizione delle case, con quella delle persone e quella dei loro stati d’animo.
Le abitazioni diventano un tutt’uno con le persone che le abitano, il loro vissuto, le loro abitudini e la loro sfera affettiva. Vengono analizzati ambienti, osservati da un occhio attento, ma, allo stesso tempo, vengono raccontate storie vere, situazioni familiari reali, vissuti concreti e diretti.
Non esistono barriere. Le nostre case sono il nostro specchio. Le influenziamo con il nostro modo di vivere e le personalizziamo con il nostro carattere. Una volta entrati non sono più ambienti neutrali, ma diventano parte di noi e, in base a come le viviamo, si colorano dei nostri stati d’animo.
Le case sono come dei libri aperti che raccontano chi siamo e cosa facciamo. L’autrice sostiene addirittura che, per conoscere bene una persona, la prima cosa che dovremmo fare è quella di entrare nella sua casa. Osservando l’abitazione di un individuo si può scoprire il suo carattere, il suo essere più profondo. Non servono domande, ma è sufficiente venire immersi nella sua abitazione per comprendere molte cose che lo riguardano.
Vi è mai capitato di entrare in una casa e sentirvi subito a vostro agio, sentirvi accolti, già dall’ingresso, sentirvi liberi e sereni? A pensarci a me è successo. Come d’altro canto, in altre abitazioni può capitare di percepire da subito una strana sensazione di tensione e disagio.
Gli elementi che determinano questi stati d’animo in realtà non sono, né la dimensione della casa, né la qualità degli arredi. Infatti, non è detto che un’abitazione piccola trasmetta sensazioni di oppressione, mentre una grande produca in automatico senso di libertà e benessere. Spesso può accadere il contrario.
Gli aspetti che fanno emergere lo stato d’animo di una casa sono più particolari, sono intrinseci nell’ambiente. Si producono con il comportamento delle persone che ci abitano.
Ad esempio, a me è capitato di trovarmi a cena da amici e da subito provare uno stato d’animo di instabilità. La casa era molto bella, una costruzione nuova, con soffitti alti, travi a vista e arredamento moderno. Non c’era in apparenza nulla che non mi piacesse nello stile dell’abitazione. Mi sono resa conto poi che erano le abitudini dei componenti che la abitavano a trasmettermi quella sensazione di precarietà. I bambini all’interno dell’abitazione non avevano nessun limite, i giochi erano sparsi ovunque e potevano essere lanciati o usati anche con irruenza, senza che nessuno intervenisse. Questo stile di abitare ha destabilizzato me, quanto i miei figli, non abituati a tanto permissivismo. Non intendo esprimere giudizi a riguardo, anzi sono dell’idea che ognuno è libero di seguire il proprio stile domestico.
Ciò che conta è che osservare e comprendere il nostro personale modo di abitare può essere l’occasione ideale per riscoprire chi siamo e quali abitudini quotidiane desideriamo perseguire.
Dopo aver letto il libro mi sono trovata a riflettere su quanto sia importante il modo di vivere la nostra casa. Il nostro stato d’animo, le nostre abitudini domestiche condizionano le pareti, l’aria e, di conseguenza, le persone che ci entrano.
Altra riflessione che mi sento di fare è quanto il ruolo dell’intermediario immobiliare sia delicato. In fondo entrare nelle case degli altri è come entrare nel loro mondo più intimo. Un consulente immobiliare ha l’obbligo di sviluppare doti come la delicatezza, l’empatia, l’umiltà e il rispetto. Siamo consapevoli di quanto questi aspetti siano fondamentali e per questo i miei colleghi continuano a dedicare ore di formazione per poterli sviluppare al meglio.
Anche il percorso che porta alla ricerca di una nuova casa è sicuramente complicato. Scegliere una nuova abitazione, in fondo, non è altro che cercare una nuova identità. Quindi, poco conta se l’agente immobiliare descrive nel dettaglio i metri quadri, i materiali, il numero di stanze o la tipologia di impianti. In questa fase di scelta, la componente emotiva è molto forte.
Anche in questo caso, il compito dell’agente immobiliare è davvero delicato, perché deve riuscire a compensare la parte razionale, mettendo bene a fuoco tutti gli elementi essenziali dell’abitazione che possono fare la differenza in questa fase di acquisto. D’altro canto deve rispettare questa fase di ricerca spesso ricca di turbamento ed emotività.