Lo smart working alle volte può essere una scelta, in altri casi può diventare una necessità. Per quanto riguarda me, si è trattato di una scelta, iniziata quasi per caso, con il tentativo di trovare una collaborazione che mi permettesse di svolgere un’attività da casa. Oggi, la sfida della nuova emergenza ha chiamato molti a valutare la possibilità di lavorare da remoto. Ma, al di là del momento storico che stiamo vivendo, credo sia importante parlare dello smart working come opportunità di cambiamento.
Il termine “Smart working” tradotto letteralmente riporta alle parole “lavoro agile”. Sta a significare una modalità di lavoro che, in accordo tra le parti, non è vincolata nè da orari nè da luoghi. Lo smart working a maggio 2017 è stato regolamentato con una definizione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
E’ ovvio che non tutti i lavori possono essere svolti a distanza. Ma grazie ad Internet e alla tecnologia, sono molte le attività lavorative che sono realizzabili anche da casa o comunque da remoto. Per poter iniziare una qualsiasi attività in smart working ritengo che siano necessari 2 elementi fondamentali:
Sicuramente il posto e gli strumenti che adottiamo sono elementi che facilmente riusciamo a reperire. Quello che invece secondo me rappresenta lo scoglio più difficile da superare nel momento in cui scegliamo lo smart working è modificare il nostro atteggiamento al lavoro. Questo elemento non si può acquistare o cercare all’interno della nostra abitazione o altrove, ma va trovato e modellato nella nostra testa. Ecco perchè rappresenta la sfida più grande e complessa.
Qualsiasi lavoro tradizionale scandisce in modo preciso tutto il tempo della nostra vita (se ci pensiamo bene è spaventoso!). Ma questo aspetto seppure può sembrare solo un limite, per molti aspetti è anche un vantaggio.
Se facciamo un lavoro tradizionale, sappiamo esattamente:
★ a che ora svegliarci
★ a che ora iniziare a lavorare
★ dove svolgere il nostro lavoro
★ quali persone incontrare
★ a che ora andare a mangiare
★ quanto tempo abbiamo per lavorare
★ quando fare le nostre vacanze
★ ecc.
Nello smart working tutto è da costruire e personalizzare, non ci sono orari precisi, non ci sono tempistiche esatte, non c’è neanche un luogo predefinito. Il programma e la progettazione del nostro tempo è assolutamente libero. Questo comporta un approccio sicuramente più vario, ma più responsabile. Determina, inoltre, uno sforzo iniziale diverso nel programmare tempi, procedure, gestione degli spazi, ecc. La visione di un lavoro che non viene dettato da regole precise è sicuramente nuova e ha necessità di essere capita e accettata non solo da chi decide di intraprenderla, ma anche da coloro che la scelgono per i propri collaboratori. Il datore di lavoro deve avere piena fiducia del proprio collaboratore che opera in modalità autonoma ed essere aperto e disponibile a valutare forme di attività diverse da quelle tradizionali, nel rispetto sempre del raggiungimento di obiettivi condivisi e degli accordi presi.
Altro aspetto che ritengo importante è lo sviluppo delle relazioni con due tipi principalmente di persone: i colleghi da un lato e i componenti familiari dall’altro.
Fino ad ora ho messo in luce gli elementi più complessi che regolano questa modalità di lavoro. Vorrei a questo punto, invece, evidenziare gli aspetti che rendono lo smart working unico.
Come abbiamo già detto rappresenta un diverso approccio all’organizzazione del lavoro.
Gli elementi che secondo me lo rendono unico sono:
In conclusione, chi ha la possibilità può valutare quale sia la modalità di lavoro che preferisce. Sia che si scelga di lavorare da casa, sia che lo si faccia nel modo tradizionale, l’importante è sempre che il motore a spingerci sia una sana passione. Solo quest’ultima ci permetterà di superare gli ostacoli ed essere sempre propositivi e produttivi.