venerdì 5 agosto 2022

"Il tempo di tornare a casa"

Una storia fatta di piccole storie, di sguardi, di incroci, di scene quotidiane, che riportano tutte a quello che conta di più: sapere sempre di poter “tornare a casa”

di Anna Bonvicini

«L’amore ha sempre, sempre a che fare con qualcuno in grado di riportarti a casa».

Come vuole la tradizione il mese di Agosto è dedicato alla proposta di un libro alla settimana. I libri sono i compagni ideali di viaggio, servono a farci riflettere, a far rilassare la nostra mente, ma anche a renderla un po’ più ricca. 

Nel nostro Blog selezioniamo i libri che riportano al concetto di casa. E cosa c’è di più sentito, atteso e profondo che il ritorno a casa dopo un viaggio. Se siete alla ricerca di un libro leggero, facile e veloce da leggere, costruito con tanti brevi racconti, allora questo che vi proponiamo fa al caso vostro. 

Matteo Bussola è lo scrittore di “Il tempo di tornare a casa”, un libro sviluppato lungo un percorso di 19 storie. Sono racconti diversi, ma che in fondo potremmo leggere anche come un unico racconto, ricco di emozioni, paure, rimpianti, gioie, preoccupazioni…insomma di VITA!

Tante storie diverse

All’inizio ho provato la sensazione quasi di venire travolta dal rapido passaggio da una storia all’altra. La prima impressione è che non ci sia un legame, un nesso: sembra quasi di venire sballottati tra le diverse scene raccontate, senza capirne esattamente il perchè. 

Poi man mano che si continua la lettura si ha invece l’impressione di non esserci mai mossi, di trovarci sempre nello stesso posto e di trasformarci in un lettore-spettatore di un film che propone piccole scene con protagonisti diversi ma con un’unica ambientazione: una piccola stazione ferroviaria.

Si intrecciano storie allegre, con altre più tristi, ci sono anche scene buffe, che fanno sorridere, altre che fanno pensare. Insomma non c’è un attimo di noia nella lettura di questo libro, le storie si susseguono senza pausa. Si ha davvero la sensazione di trovarci lì seduti in quella stazione dei treni a guardare, osservare, ascoltare, senza essere mai visti.

E poi c’è lui: l’uomo con il berretto giallo

All’inizio questo tizio con il berretto giallo e lo zainetto in spalla passa quasi inosservato. Ma poi riappare costantemente in ogni storia e allora si fa chiaro il significato. E’ proprio lui, l’autore del libro, che prende forma al suo interno nella figura di questo signore, con un berretto dal colore buffo, facilmente distinguibile. Alle volte è solo un passaggio veloce, altre volte interviene attivamente nella storia. 

Sta di fatto che è un riferimento, un legame che tiene unite tutte le storie e ci accompagna all’interno di ogni trama in modo discreto. Seppure i racconti siano tutti diversi, troviamo alcuni elementi che si ripresentano e si intrecciano tra di loro. Non solo l’uomo con il berretto giallo, ma anche altre figure descritte prima sono riproposte nelle scene successive: come la donna con le borse della spesa, o la coppia di anziani in viaggio, o il controllore, il capotreno, la coppia di ragazzini, ed altre ancora. Tante piccole storie che si fondono in una storia unica, ricca di emozioni, di attese, di incontri e di persone prima perse poi ritrovate.

Il ritorno a casa

Le stazioni del treno mi hanno sempre affascinato. Si incontrano persone di ogni genere, che hanno mete differenti e che viaggiano per motivi diversi. C’è chi si muove per lavoro, chi per studio e chi ancora per intraprendere un viaggio di piacere. C’è chi parte e racchiude in sé tutta la tensione per una nuova vita, o le emozioni per una nuova meta. Ma c’è anche sempre chi torna e trasmette tutta la gioia del rientro a casa. 

Ed è proprio questo, secondo me, il filo conduttore più importante di tutto il libro: il ritorno a casa. Ogni viaggio, come ogni esperienza, come ogni incontro ha un inizio e ha anche una fine. Ma la conclusione di ogni viaggio riporta sempre a un luogo ben definito: la casa. Ed è qui nella nostra casa che custodiamo i nostri affetti, i nostri legami più forti, il nostro passato e i progetti per un nuovo futuro. 

Allora la stazione dei treni con tutte le sue storie e le figure che si intrecciano non è altro che una visione della vita. Vivere, in fondo, non è che una serie di storie che si chiudono e si aprono, un continuo stringere la presa e lasciar andare. Una catena infinita di incontri e di addii.